martedì 25 settembre 2012


MORTE preventiva delle BIODIVERSITA’ culturali ed ambientali

Questo lo chiamo “MORTE”: impatti dell’agricoltura industriale
L’agricoltura industriale è un fardello troppo pesante per il pianeta: è responsabile del 75% dell’erosione della biodiversità, del 75% della distruzione dell’acqua, del 75% del degrado dei suoli e del 40% dei gas serra. E come dimostrano i 250.000 suicidi di contadini in India, è un fardello troppo pesante per i nostri coltivatori.
La deviazione delle granaglie all’alimentazione animale è una delle principali cause della fame mondiale: ci vogliono sette chili di grano per produrre un chilo di carne, quattro chili di grano per produrre un chilo di maiale e 2,4 chili di grano per produrre un chilo di pollo. Quando il sistema alimentare ricco di biodiversità è sostituito da monocolture industriali, quando il cibo è reso merce per la speculazione, il risultato è la fame e la malnutrizione: dei 6,6 miliardi di abitanti del mondo, 1 miliardo non ha abbastanza cibo; un altro miliardo potrebbe ricevere sufficienti calorie ma non sufficiente nutrizione, specialmente micronutrienti. Altri 1,3 miliardi sono obesi e soffrono di malnutrizione per essere condannati a cibo artificialmente a buon prezzo, ricco di calorie e povero di nutrienti.
Impoverimento nutrizionale degli alimenti: tra il 1940 e il 1991 le verdure hanno perso, in media, il 24% del magnesio, il 46% del calcio, il 27% del ferro e non meno del 76% del rame (rif. David Thomas, “Uno studio sullo svuotamento minerale degli alimenti disponibili alla nostra nazione nel periodo dal 1940 al 1991”. Nutrition and Health, 2003: 85-115). Le carote hanno perso il 75% del calcio, il 45% del ferro, il 75% del rame. Le patate hanno perso il 30% del magnesio, il 35% del calcio, il 45% del ferro e il 47% del rame.

Questo lo chiamo “VITA”: impatti dell’agricoltura organica locale
L’industrializzazione e la globalizzazione sono l’eccezione, non la norma. Le piccole coltivazioni del mondo forniscono il 70% del cibo e tuttavia sono distrutte nel nome della bassa “resa”. L’88% del cibo è consumato all’interno della stessa eco-regione o paese in cui è coltivato.
La biodiversità in agricoltura è conservata dai piccoli contadini. Un rapporto dell’ETC afferma che “i contadini alimentano e allevano 40 specie di bestiame e quasi 8.000 razze. I contadini coltivano anche 5.000 colture selezionate e hanno donato più di 1,9 milioni di varietà di piante alla banca mondiale dei geni. I pescatori contadini allevano e proteggono più di 15.000 specie d’acqua dolce.  Il lavoro dei contadini e dei pastori assicura una fertilità del suolo di valore 18 volte maggiore di quella dei fertilizzanti sintetici forniti dalle sette imprese maggiori” (ETC Group, “Chi ci darà da mangiare?”).
Solo un’agricoltura che fa della biodiversità la propria essenziale risorsa potrà offrire una speranza per la soluzione sostenibile dei problemi di nutrimento di un’umanità in inarrestabile crescita.
Per saperne di più
Consigli per la mente



Campi di Battaglia




Agricoltura Biologica e Biodinamica per lo Sviluppo Sostenibile

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