mercoledì 26 giugno 2013

L’uomo dis-integrato dei nostri giorni
di Marcello Scotti, Naturopata
dal libro “L’ospite che non mangia” di Carmine Natale
La causa è un cibo sempre più alterato e poco centrato. Studi scientifici effettuati recentemente da alcuni psicologi mostrano l’influenza del cibo sui modi di pensare, di sentire e di comportarsi. I vari cibi possono essere raggruppati in base ad azioni di espansione e di contrazione, che possono esercitare sia a livello fisico che mentale. Da un lato, cibi  di origine animale che generano contrazione proprio per la loro natura di alimento concentrato, dall’altro, cibi estratti da vegetali, come zucchero, tè, caffè, alcolici e droghe che influiscono sul sistema nervoso, producendo un effetto di espansione sul comportamento. Tra questi due gruppi estremi ne esiste un terzo, composto da cibi vegetali, ritenuto centrale per il suo equilibrio in elementi nutritivi, in cui si distinguono i semi (cereali, noci e  legumi) che tendono a loro volta verso la contrazione, e la frutta (uva, meloni, mele, bacche, ecc.) che propendono, invece, all’espansione. Al centro di tutto si trovano gli ortaggi. Tra questi ultimi vegetali si può fare un’ulteriore distinzione: quelli più piccoli, duri e compatti che crescono lentamente o sotto terra i quali generano più concentrazione; quelli più grandi, con più foglie, più succo, che crescono velocemente o al disopra del terreno i quali generano più espansione.
Si è osservato che gli alimenti espansivi, o che propendono all’espansione, favoriscono un comportamento espansivo, cioè più aperto, flessibile, spontaneo, generoso, spirituale, olistico, che si esprime con le parole. Viceversa gli alimenti che generano contrazione, o che propendono verso questa, producono un comportamento contratto, cioè più chiuso, inflessibile, controllato, possessivo, materialista, pensante e analitico, che si esprime per iscritto.
A livello nutrizionale, tutto questo può essere tradotto nei rapporti tra proteine/carboidrati e tra acidità/alcalinità. Infatti, gli alimenti contrattivi hanno un rapporto proteine-carboidrati alto, mentre quelli espansivi hanno un rapporto basso. E così, gli alimenti che producono acidità sono contrattivi, mentre quelli che producono alcalinità sono espansivi. Queste due forze, opposte e complementari, di contrazione ed espansione alla fine tenderanno al riequilibrio per il mantenimento dell’omeostasi dei sistemi viventi.
Il fatto, però, che l’alimentazione odierna risulti sbilanciata e squilibrata, a causa dell’assunzione di alimenti dis-integrati, comporta un difficile raggiungimento dell’equilibrio tanto che l’uso di un cibo contrattivo come la carne richiede l’assunzione di cibi opposti quali i dolci e lo zucchero, oppure l’alcool. Questo genere di alimentazione comporta un dispendio di energia maggiore di quella che occorrerebbe adoperando cibi centrati ed integrali come i cereali, la frutta e la verdura fresche, per cui ne risultano spreco, sforzo e stanchezza.
Questo è il motivo per cui è consigliabile orientarsi verso un’alimentazione centrata e naturale affinché il nostro comportamento sia naturale. Ogni qualvolta rendiamo il cibo innaturale, scindendolo nelle sue diverse componenti, otteniamo soltanto degli opposti che non si reintegrano, distruggendo, nel contempo l’energia vitale e l’equilibrio, ed è ciò che accade in noi quando ci cibiamo in modo  non naturale.
Esperimenti eseguiti sui topi hanno evidenziato che quelli nutriti con cibi raffinati hanno  sviluppato un certo numero di malattie: polmonite, anemia, sinusite, ulcere, gozzo, malattie di cuore e parti prematuri; quelli, invece, nutriti con cereali integrali, verdura, frutta e qualche derivato del latte sono cresciuti senza malattie e si sono accoppiati normalmente, mettendo al mondo una prole sana. Risultati sorprendenti si sono avuti anche a livello psicologico. Queste scoperte hanno consentito di mettere in relazione diversi disturbi umani con gli alimenti raffinati: ulcere, tumori e cancro dell’intestino crasso, malattie del cuore e dei vasi sanguigni (comprese le vene varicose), calcoli biliari, appendicite ed emorroidi, diabete e ipoglicemia, obesità, malattie dei denti e delle gengive, ma anche ansietà, apatia, depressione e mancanza di autocontrollo, violenza, criminalità.
Ma è possibile individuare le motivazioni profonde alla base di tali scelte alimentari? Uno studio eseguito in Danimarca ed apparso sul Journal of Nutrition and Metabolism (Volume 2012 (2012), Article ID 185484, 9 pages:10.1155/2012/185484 - Chalida M. Svastisalee, Bjørn E. Holstein, and Pernille Due) ha messo in relazione la bassa assunzione di frutta e verdura negli adolescenti sia con la vicinanza delle scuole a supermercati e fast food e sia con lo status socio-economico. Il primo aspetto potrebbe essere rilevante, ma non ci sono dati sufficienti per avvalorare tale ipotesi. L’appartenenza a classi socio-economiche più elevate, invece, ha evidenziato che tale aspetto può attenuare sia il ricorso a fast food che la tendenza a consumare poca frutta e verdura.
L’uomo deve prendere coscienza che la mancanza di un cibo principale equilibrato può avere un effetto squilibrante sul comportamento, che si riflette nella postura del corpo, nella stabilità emotiva e nella visione generale della vita. Un cibo principale equilibrato, combinato con quantità minori di cibo espansivo o contrattivo, rende aperti ad una vasta gamma di stimoli e, al tempo stesso, crea stabilità e aiuta a conservare una visione chiara delle cose.
Per sapere di più

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