martedì 16 ottobre 2012

Zucchero...polvere bianca per un malessere generale


Prima parte
I medici arabi ed ebrei usavano lo zucchero raffinato in dosi minime da aggiungere alle loro prescrizioni farmacologiche, ma lo sapeva soprattutto la guaritrice - la saga o bella donna come veniva chiamata - la quale conosceva bene le proprietà di molte piante e alimenti.  Già sapevano che lo zucchero è una sostanza dagli effetti collaterali, facendo passare istantaneamente corpo e mente da uno stato di spossatezza ad uno di allucinazione.
Lo zucchero raffinato (saccarosio) non è un alimento completo come lo può essere una pianta verde od un chicco di riso integrale. Un alimento completo era sacro, benedetto dagli spiriti della natura, destinato a proteggere la salute dell’uomo. Ma al tempo in cui lo zucchero divenne un alimento largamente diffuso in Europa, i guaritori naturali, o meglio coloro che curavano con la medicina naturale, vennero considerati da un giorno all’altro nemici della Chiesa e dello Stato; i proventi ricavati dal commercio e dalla tassazione dello zucchero facevano “gola” a molti paesi europei e non solo.  

La Marina Reale inglese, ai tempi in cui regnava Elisabetta I, andò quasi in crisi per mancanza di personale, essendo la metà degli uomini ammalati di scorbuto. La mancanza di acido ascorbico o vitamina C faceva ammalare i marinai di scorbuto e per molto tempo non si riuscì a comprenderne la causa. Ma come avevano fatto fino ad allora, altri popoli, a navigare per lunghi periodi e riuscire a sfuggire tale malattia? Di sicuro portavano con se alimenti ricchi di vitamina C come: cavoli sotto forma di crauti o verdure in salamoia, oppure legumi ed altri semi che lasciavano germogliare.  Un altro aspetto a cui non si diede importanza fu il rapporto tra lo scorbuto ed il consumo, sempre più crescente, di zucchero grezzo e rum, prodotti che furono sconosciuti ai Fenici, ai Vichinghi, ai legionari romani ed ai navigatori d’Oriente. Ci vollero decenni e migliaia di decessi per accettare l’uso di alimenti, ad esempio i limoni, ricchi di vitamina C, cosa che un qualsiasi guaritore campagnolo o stregone indiano avrebbe potuto suggerire. Gli indiani delle Montagne Rocciose canadesi erano in grado, da secoli, di ricavare l’acido ascorbico dalle ghiandole surrenali dell’alce o dell’orso grizzly, ma soprattutto non mangiavano la farina e lo zucchero raffinati “dell’uomo bianco”.
Verdura, frutta, bacche e semi oleosi, le fonti naturali di ciò che noi conosciamo come vitamina C, erano considerati dei dolci prima che arrivasse lo zucchero. Questo, invece, è un dolce innaturale, privato della vitamina C nel processo di raffinazione, insieme al 90% degli altri fattori nutritivi della canna e della barbabietola.
Secondo uno studio svolto dall’Università della California, lo zucchero bianco, ma anche il fruttosio ricavato dal mais, provoca insulino-resistenza più di altri alimenti, soprattutto nel fegato. Alti livelli di insulina, a sua volta, interferiscono con la ricezione da parte del cervello dei segnali inviati dalle cellule adipose tramite la secrezione dell’ormone leptina, uno degli ormoni addetti a comunicare la sensazione di fame e sazietà. Lustig, autore della ricerca, sostiene che anche il fruttosio sia responsabile, al pari dell’alcool, di provocare l’accumulo di grasso nel fegato. Teniamo presente che il saccarosio viene scisso nell’intestino, in una molecola di glucosio ed una di fruttosio. Quindi sia il saccarosio che il fruttosio estratto dal mais, per giunta quest’ultimo più a buon mercato del precedente, sono veleni per l’organismo umano. Si aggiunge, inoltre, che molti alimenti che portano in etichetta “meno grassi aggiunti” contengono, invece, più zuccheri per essere più appetibili. Ma i grassi introdotti con il cibo sono meno nocivi degli zuccheri, in particolare quelli depositati nel sangue per opera del fegato danneggiato dal saccarosio e dal fruttosio. Il fruttosio è contenuto nella frutta, ma la presenza della fibra contribuisce al senso di sazietà. Gli archeologi ritengono che i nostri antenati introducevano 100-300 g di fibre al giorno, attualmente l'assunzione di fibra alimentare è di 12 g/die. E’ raro vedere un bambino che mangia più di un’arancia, mentre è usuale vederli bere succhi di frutta industriali, privati delle fibre.
Lo studio suggerisce quattro linee guida per aiutare i genitori alle prese con bambini in sovrappeso:
·         Sbarazzarsi di tutti i liquidi zuccherati presenti in casa. I bambini dovrebbero bere solo acqua e latte (?).
·         Fornire carboidrati associati con fibra.
·         Attendere 20 minuti prima di servire seconde porzioni.
·         Bilanciare con attività fisica e gioco attivo, il tempo trascorso davanti a TV e computer.
"Tu non sei quello che mangi, tu sei quello che fai con ciò che si mangia", conclude Lustig. "E che cosa fai con il fruttosio è particolarmente pericoloso."

Processi industriali per la produzione dello zucchero


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