Zucchero...polvere bianca per un malessere generale
Prima parte
I medici arabi ed ebrei
usavano lo zucchero raffinato in dosi minime da aggiungere alle loro
prescrizioni farmacologiche, ma lo sapeva soprattutto la guaritrice - la saga o
bella donna come veniva chiamata - la quale conosceva bene le proprietà di
molte piante e alimenti. Già sapevano
che lo zucchero è una sostanza dagli effetti collaterali, facendo passare
istantaneamente corpo e mente da uno stato di spossatezza ad uno di
allucinazione.
Lo zucchero raffinato
(saccarosio) non è un alimento completo come lo può essere una pianta verde od
un chicco di riso integrale. Un alimento completo era sacro, benedetto dagli
spiriti della natura, destinato a proteggere la salute dell’uomo. Ma al tempo
in cui lo zucchero divenne un alimento largamente diffuso in Europa, i
guaritori naturali, o meglio coloro che curavano con la medicina naturale,
vennero considerati da un giorno all’altro nemici della Chiesa e dello Stato; i
proventi ricavati dal commercio e dalla tassazione dello zucchero facevano
“gola” a molti paesi europei e non solo.
La Marina Reale inglese,
ai tempi in cui regnava Elisabetta I, andò quasi in crisi per mancanza di
personale, essendo la metà degli uomini ammalati di scorbuto. La mancanza di
acido ascorbico o vitamina C faceva ammalare i marinai di scorbuto e per molto
tempo non si riuscì a comprenderne la causa. Ma come avevano fatto fino ad
allora, altri popoli, a navigare per lunghi periodi e riuscire a sfuggire tale
malattia? Di sicuro portavano con se alimenti ricchi di vitamina C come: cavoli
sotto forma di crauti o verdure in salamoia, oppure legumi ed altri semi che
lasciavano germogliare. Un altro aspetto
a cui non si diede importanza fu il rapporto tra lo scorbuto ed il consumo,
sempre più crescente, di zucchero grezzo e rum, prodotti che furono sconosciuti
ai Fenici, ai Vichinghi, ai legionari romani ed ai navigatori d’Oriente. Ci
vollero decenni e migliaia di decessi per accettare l’uso di alimenti, ad
esempio i limoni, ricchi di vitamina C, cosa che un qualsiasi guaritore
campagnolo o stregone indiano avrebbe potuto suggerire. Gli indiani delle
Montagne Rocciose canadesi erano in grado, da secoli, di ricavare l’acido
ascorbico dalle ghiandole surrenali dell’alce o dell’orso grizzly, ma
soprattutto non mangiavano la farina e lo zucchero raffinati “dell’uomo bianco”.
Verdura, frutta, bacche e semi oleosi, le fonti naturali di ciò che noi
conosciamo come vitamina C, erano considerati dei dolci prima che arrivasse lo
zucchero. Questo, invece, è un dolce innaturale, privato della vitamina C nel
processo di raffinazione, insieme al 90% degli altri fattori nutritivi della
canna e della barbabietola.
Secondo uno studio
svolto dall’Università della California, lo zucchero bianco, ma anche il
fruttosio ricavato dal mais, provoca insulino-resistenza più di altri alimenti,
soprattutto nel fegato. Alti livelli di
insulina, a sua volta, interferiscono con la ricezione da parte del cervello
dei segnali inviati dalle cellule adipose tramite la secrezione dell’ormone leptina,
uno degli ormoni addetti a comunicare la sensazione di fame e sazietà. Lustig,
autore della ricerca, sostiene che anche il fruttosio sia responsabile, al pari
dell’alcool, di provocare l’accumulo di grasso nel fegato. Teniamo presente che
il saccarosio viene scisso nell’intestino, in una molecola di glucosio ed una
di fruttosio. Quindi sia il saccarosio che il fruttosio estratto dal mais, per
giunta quest’ultimo più a buon mercato del precedente, sono veleni per
l’organismo umano. Si aggiunge, inoltre, che molti alimenti che portano in
etichetta “meno grassi aggiunti” contengono, invece, più zuccheri per essere
più appetibili. Ma i grassi introdotti con il cibo sono meno nocivi degli
zuccheri, in particolare quelli depositati nel sangue per opera del fegato
danneggiato dal saccarosio e dal fruttosio. Il fruttosio è contenuto nella
frutta, ma la presenza della fibra contribuisce al senso di sazietà. Gli archeologi
ritengono che i nostri antenati introducevano 100-300 g di fibre al giorno,
attualmente l'assunzione di fibra alimentare è di 12 g/die. E’ raro vedere un bambino che mangia
più di un’arancia, mentre è usuale vederli bere succhi di frutta industriali,
privati delle fibre.
Lo studio suggerisce quattro linee guida per
aiutare i genitori alle prese con bambini in sovrappeso:
·
Sbarazzarsi di tutti i liquidi
zuccherati presenti in casa. I bambini dovrebbero bere solo acqua e latte
(?).
·
Fornire carboidrati associati con
fibra.
·
Attendere 20 minuti prima di
servire seconde porzioni.
·
Bilanciare con attività fisica e
gioco attivo, il tempo trascorso davanti a TV e computer.
"Tu non sei quello che
mangi, tu sei quello che fai con ciò che si mangia", conclude
Lustig. "E che cosa fai con il fruttosio è particolarmente
pericoloso."
Processi industriali per la produzione dello zucchero
Leggi anche
Obesità infantile: alla deriva nel "Triangolo limbico"
Per
saperne di più
|
Alternative allo zucchero raffinato
|
Nessun commento:
Posta un commento